DHEA intravaginale

UN TRATTAMENTO INNOVATIVO DELL’ATROFIA VULVO-VAGINALE IN MENOPAUSA

DHEA INTRAVAGINALE

ATROFIA VULVO VAGINALE

L’atrofia vulvovaginale (AVV) è un disturbo cronico progressivo, determinato dalla carenza degli estrogeni dopo la menopausa ed è caratterizzata da modificazioni fisiche dell’ambiente vulvare e vaginale quali incremento del pH e riduzione della vascolarizzazione, delle secrezioni, del contenuto in collagene e dello spessore epiteliale. Poiché questi fenomeni involutivi interessano anche la vescica e l’uretra, la nuova definizione di “sindrome genitourinaria della menopausa” meglio esprime l’eterogeneità delle numerose alterazioni, che si estrinsecano principalmente in bruciore, secchezza, prurito e dispareunia e si ripercuotono sul benessere fisico e sessuale. L’AVV interessa circa la metà della popolazione femminile in menopausa.

NUOVO TRATTAMENTO CON PRASTERONE

Il prasterone (6,5 mg per ciascun ovulo vaginale), ossia deidroepiandrosterone (DHEA), biochimicamente e biologicamente identico al DHEA umano endogeno, è un ormone che nella vita fertile viene secreto dalla  ghiandola surrenale (25%) e dall’ ovaio (25%), mentre la restante parte deriva dalla conversione periferica dell’androstenedione circolante. Il DHEA si comporta fisiologicamente come un preormone, nel senso che non possiede recettori specifici:

il suo ruolo fisiologico principale non è quello di un’azione diretta sui tessuti periferici, ma quello di precursore degli estrogeni e degli androgeni soltanto negli organi ed apparati che possiedono  un corredo enzimatico che ne permetta la metabolizzazione intracellulare. Le cellule della mucosa vaginale sono in grado di trasformare il DHEA in estradiolo e testosterone, permettendo un’azione veramente selettiva e mirata mentre altri organi bersaglio degli estrogeni, come le cellule della mucosa endometriale, non hanno la possibilita di metabolizzare il DHEA in estradiolo pertanto non andranno incontro ad alcuna proliferazione.

Il DHEA vaginale svolge la sua azione con un effetto squisitamente locale:  i livelli circolanti sia del DHEA che dei suoi metaboliti rimangono nel range delle donne in menopausa e non mostrano significative variazioni plasmatiche.

Pertanto, gli effetti clinici dimostrati dalla somministrazione di basse dosi di DHEA per via vaginale sono sicuramente da ascriversi all’azione locale dei metaboliti del DHEA stesso.

Questo a conferma di quanto dimostrato da tutti gli studi clinici che hanno evidenziato gli effetti trofici vaginali sulla maturazione della mucosa, vascolarizzazione e densità delle terminazioni nervose.

Negli studi condotti con DHEA vaginale non sono mai stati riscontrati effetti collaterali di rilievo.

Non sono stati rilevati aumenti dell’incidenza delle tromboembolie venose, di tumore della mammella, dell’endometrio e dell’ovaio.

La terapia dovrebbe essere sospesa nel caso in cui si rilevi una controindicazione:

ittero o peggioramento della funzione epatica; aumento significativo della pressione arteriosa; nuova insorgenza di cefalea emicranica; gravidanza. L’uso in concomitanza con la terapia ormonale sostitutiva sistemica (trattamento a base di estrogeni e/o di estro-progestinici o con androgeni) o con estrogeni vaginali non è raccomandato.

In conclusione la somministrazione intravaginale di DHEA non solo migliora tutto lo spettro dei sintomi della sindrome genito-urinaria, come atrofia e dispareunia, ma ha anche importanti effetti migliorativi sulla sessualità.

 

                                                                                                                                                    Dott.ssa Garofalo Greta

                                                                                                                                                       Specialista in Ginecologia e Ostetricia

TAG: DHEA, atrofia intravaginale

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