Tumore della cervice uterina

Tumore della cervice uterinaCHE COS’E’

Il tumore della cervice uterina (o del collo dell’utero) è la terza neoplasia più frequente tra le donne, dopo quelle al seno e al colon-retto.In Italia vengono stimati circa 3.700 nuovi casi all’anno con una incidenza di dodici donne ogni centomila. La malattia colpisce il collo dell’utero, ovvero il segmento che pone in collegamento il corpo dell’utero con la vagina. Il rivestimento della cervice uterina è composto da due tipologie cellulari: squamose e ghiandolari, che di conseguenza possono dare origine a due diversi tumori (carcinoma a cellule squamose e adenocarcinoma). Le due zone confluiscono in un’area, la zona di transizione, da cui ha origine la maggior parte dei tumori (l’85 per cento delle diagnosi). Rispetto ad altri tumori, il tumore della cervice uterina ha il vantaggio di essere del tutto prevenibile e comunque ben curabile se rilevato precocemente. In genere, infatti, l’insorgenza di questa neoplasia non è un evento improvviso: spesso è caratterizzata da un’evoluzione lenta, da progressive modificazioni della mucosa di rivestimento del collo che da normale si altera fino ad arrivare al cancro, per motivi non sempre riconosciuti.

I SINTOMI E LA DIAGNOSI

Segno tipico del tumore della cervice uterina è il sanguinamento vaginale è il sintomo più importante: può essere post-coitale, o intermestruale o del tutto inaspettato (come in menopausa). Se la malattia è in fase avanzata, il sanguinamento può essere accompagnato da un dolore pelvico che può arrivare a riguardare anche gli arti inferiori. L’aumento delle secrezioni vaginali anomale può essere un altro segno della neoplasia. I sintomi compaiono in realtà quando la malattia è già in fase avanzata, mentre più spesso le diagnosi avvengono nelle prime fasi: attraverso i test di screening rivolti alle donne sane in assenza di sintomatologia. Il più diffuso rimane il Pap-test, il cui esito permette già di stabilire l’eventuale aggressività di una lesione precancerosa. Se l’esito dell’esame è positivo, lo specialista può indicare l’effettuazione di altri due test: la ricerca del Dna virale del papillomavirus umano (Hpv) e la colposcopia, che permette l’individuazione dell’area più sospetta dove praticare una biopsia. L’esame istologico è dirimente ai fini della certezza diagnostica, anche se un tumore di grosse dimensioni può risultare già alla palpazione o all’esame ispettivo. Per determinare la stadiazione del tumore, dopo aver ottenuto l’esito dell’esame istologico, si ricorre alla diagnostica per immagine (Tac, risonanza magnetica o Pet) per determinare l’estensione del tumore in maniera precisa.

COME SI CURA

Il trattamento del cancro del collo dell’utero è correlato all’estensione della malattia. Tre sono comunque i possibili approcci: chirurgico, chemioterapico e radioterapico (talvolta in associazione). Se la malattia è localizzata, si può rimuovere la porzione di tessuto colpita (conizzazione), senza per questo intaccare l’intero organo. L’isterectomia radicale è invece la soluzione a cui si ricorre se la malattia ha infiltrato gli strati più profondi della cervice uterina e che spesso risulta richiesta anche dalle pazienti, soprattutto se non hanno in mente di affrontare una gravidanza. In questi casi, assieme al ginecologo, si può decidere anche per l’asportazione delle ovaie e delle tube. L’intervento chirurgico può essere seguito dalla radioterapia, che in questo caso può essere anche interna ( brachiterapia ). In ogni caso, la radioterapia non preclude per la donna la possibilità di rimanere incinta dopo la malattia (a patto di aver effettuato un trattamento di preservazione della fertilità). Meno utilizzata è la chemioterapia, che trova spazio nelle forme più avanzate e infiltranti del tumore della cervice uterina.

PREVENZIONE

Pochi tumori possono contare sulla possibilità di essere prevenuti come quello alla cervice uterina. L’opportunità deriva dalla vaccinazione contro il papillomavirus umano (Hpv), oggi offerta gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale a tutti gli adolescenti tra l’undicesimo e il dodicesimo anno di età. Attualmente è disponibile un vaccino nonavalente che, rispetto ai bivalenti e tetravalenti, protegge da più ceppi (nove) del papillomavirus umano e previene anche altri tumori (alla vagina, all’ano, della testa e del collo). Il papillomavirus umano è la causa principale di questo tumore. Sebbene la maggior parte dei papillomavirus umani (al momento si conoscono un centinaio di sierotipi) sia innocuo sotto il profilo oncologico e che solo una parte minoritaria causa il cancro del collo dell’utero, è pur vero che non c’è possibilità che il tumore alla cervice uterina insorga senza la presenza e l’azione trasformante del virus. Dopo il contatto con esso, può svilupparsi una malattia precancerosa, che successivamente può trasformarsi in carcinoma. Il Pap-test, l’Hpv-test e la colposcopia sono gli esami in grado di riconoscere le lesioni pre-cancerose in modo tale da poterle efficacemente trattare (prevenzione secondaria). Le due strategie, adeguatamente integrate, hanno permesso di ridurre in maniera drastica l’incidenza e la mortalità per questa malattia. Sono inoltre considerati fattori di rischio per la malattia anche il fumo di sigaretta e la familiarità. Secondo alcuni studi, inoltre anche l’obesità aumenta la probabilità di ammalarsi, mentre l’allattamento al seno sembrerebbe giocare un ruolo protettivo.

                                                                                    Dottssa Garofalo Greta

Specialista in Ginecologia e Ostetricia

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