Il corpo in adolescenza (Parte II)

Adolescenza: la paura di essere brutti

L’adolescenza è un periodo di profonde trasfadolescenza 2 parteormazioni, prima fra tutte la trasformazione del corpo, un vero e proprio “tempo della muta”.  E’ infatti il corpo ad acquisire un ruolo di primo piano e a far scatenare le principali paure dei ragazzi. Prima fra tutte la paura di non avere un aspetto normale o di essere brutti.  Questa paura tipica dell’adolescenza può riguardare tutto il corpo oppure, più spesso, un solo aspetto (statura, peso, pancia, seno, cosce, naso, etc), diventando il ‘problema numero uno’ del ragazzo, un’idea fissa capace di interferire negativamente con tutti gli altri impegni ed attività quotidiane, sia essi scolastici sia extrascolastici (sport, hobbies, frequentazioni), sino a forme estreme di ritiro ed isolamento.

Molti adolescenti provano una forte insoddisfazione corporea. Il motivo è facilmente immaginabile se riflettiamo sul ruolo svolto dai mass media nel creare un’ideale di bellezza standard basato su rigidi canoni di perfezione, magrezza e carisma. Molti ragazzi fanno propria la convinzione che per essere socialmente accettati e avere successo nella vita (sociale, sentimentale, lavorativo) è fondamentale apparire in forma uguale, se non addirittura migliore, a quella dei modelli proposti dalla società. L’adolescente, temendo di non riuscire a reggere il confronto con tali modelli, o con i propri coetanei, potrebbe sviluppare un crescente senso di inadeguatezza rispetto a presunti difetti fisici ma non solo. La paura di non essere “normali” o “adeguati” può contaminare altre sfere di vita, creando le condizioni per alcuni blocchi nella crescita, con importanti conseguenze sul suo stesso futuro di adulto.

Spesso i ragazzi trovano soluzioni fai da te al loro problema; controllano la propria forma fisica o il peso, tramite diete, restrizioni alimentari (“cibi ok” e “cibi vietati”) o digiuno, oppure ancora condotte compensatorie, come un intenso esercizio fisico o attività motoria. E’ importante non sottovalutare questi comportamenti, che se non compresi nel loro reale significato potrebbero dare origine ad un vero disturbo dell’alimentazione.

Altre volte c’è invece più una sensazione soggettiva di deformità per la quale il ragazzo crede di essere notato ed osservato dagli altri, sebbene il suo aspetto sia del tutto nella norma. E’ come se valutasse correttamente l’aspetto delle persone che lo circondano ma quando guarda sé stesso allo specchio si sbaglia!

Tutte queste preoccupazioni sono spesso vissute in solitudine dall’adolescente. I genitori ma anche altre figure adulte di riferimento (insegnanti, educatori), mossi dalle più amorevoli intenzioni, tendono a rimpicciolire e minimizzare il problema dei ragazzi, i quali però tendono a sentirsi poco sostenuti, “non visti” e talvolta anche criticati e giudicati per queste loro “fissazioni”.

Adulti e genitori, dal canto loro, si ritrovano spesso disarmati e confusi, preoccupati di fronte ad una fase di vita che loro stessi hanno dovuto affrontare e attraversare in passato e che quindi è solo un lontano ricordo.

L’adolescenza è dunque una sfida congiunta per i giovani e per i loro genitori, sempre più chiamati ad acquisire ed allenare quell’abilità di stare vicini ma non troppo. Agli adulti in particolare è affidato il compito di sostenere, comprendere ed ascoltare i propri figli ma allo stesso tempo lasciare quello spazio e quella libertà di sperimentarsi in autonomia, anche facendo degli errori, nella consapevolezza di rappresentare una “base sicura” per i propri ragazzi, a cui possono tornare ad affidarsi ogni volta in cui ne sentono il bisogno.

Dott.ssa Elena Cristina

Psicologa

TAG: adolescenza

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